Wednesday, November 08, 2006

PROGETTO DISCRETO

LAVORAZIONE INIZIATA IL 4 SETTEMBRE 2006

La gestione delle verità avviene usando dei filtri di lettura.
Le informazioni vengono analizzate e scelte.
Non si può dire che non esiste, però si può dire che è qualcosa d’altro: questo è un metodo discreto per proporre la notizia di un avvenimento, in alcuni casi l'informazione ha lo stesso valore di un'operazione militare.
Indicizzare, catalogare, inscatolare, nascondere, trasformare.
Rendere impossibile arrivare sul luogo dell’avvenimento.
Eliminare chi ci arriva (16 giornalisti uccisi dal fuoco amico in Iraq, come annunciato dal direttore della CNN, in seguito dimessosi) o non dargli la possibilità di divulgare le informazioni (o di farlo solo usando mezzi non ufficiali) o anticiparle trasformate però in qualcosa di diverso e usando i canali ufficiali, apparentemente più attendibili.
Ascolto discreto.
Trascrizione automatica.

Non si sa più a chi credere: miriadi di interpretazioni sono possibili, ogni giudizio è delegittimato dalla parzialità della visione, tutto è stravolto, ricostruito e immaginato nella ripetizione delle scene di repertorio che sono solo riempimento di spazio di emissione, decontestualizzate, deterritorializzate (in questo sta forse la visione profetica della coppietta della teoria della rivoluzione molecolare… mentre gli altri effettuano una trasformazione atomica concreta).
Non è già più nemmeno la polizia del pensiero ( Lyot-hard), nessuno ce la fa più a pensare: confusione e violenza.
Bombe informative a frammentazione: multiple, penetranti, inesplose.
Confusione e violenza; mantenimento dello stato di ignoranza (e sto parlando di quella superficiale, tutt’altra cosa è l’ignoranza sostanziale) e di controllo poliziesco con la scusa della lotta al terrorismo.

Ma che cosa ho a che fare io con tutto questo?
E che cosa mi interessa prendere appunti durante la recitazione del radiogiornale o durante le interviste?
Trasformo, consulto, ascolto, scelgo; come consultare il vocabolario: invece di avere a disposizione singole parole ho pacchetti di nomi, mezze frasi, modi di dire, parole base, concetti che dicono tutto e niente.
E poi scrivo quello che mi colpisce, che svela un senso che, usando le parole fuori dal loro contesto originario, apre a nuove interpretazioni, a volte anche comiche, oppure poetiche (in sintesi eseguo la medesima operazione del controllo, ma con finalità diverse).

Non è forse il poeta che recita e scrive senza capire?

E’ la parte nera della visione: non si tratta di visioni interiori o scaturite dalla contemplazione della/nella natura, ma della consapevolezza difficilmente dimenticabile che ormai tutto è partecipe della trasformazione, della distruzione.
La visita alle trippe marce della vacca sacra,
proprio in fondo al tunnel,
dove balugina l’intermittenza di un semaforo impazzito.

Potrebbe anche essere una trasformazione ironica dell’informazione in circolazione: così come nei canali ufficiali si fa di tutto pur di non rendere il minestrone più denso e avere finalmente un bel boccone da azzannare, anch’io faccio carne trita cercando di essere ancora più assurdo nella gestione dei dati, rendendoli illeggibili, cambiando il contesto e l’ordine di apparizione li trasformo e alcune volte appaiono più verosimili della non verità da cui sono generati.

Sto usando la macchina da scrivere come un pennello.

Le frasi sembrano legate e quando lo sono può essere solo frutto della nostra immaginazione, nella spinta di cercare un senso, che c’è o forse no.
C’è correlazione o il susseguirsi di sensi palesi o nascosti è casuale?
Cosa va tenuto e cosa eliminato o ritenuto superfluo?
Rimane il dubbio, non c’è conferma, la ricostruzione è gratuita, l’informazione va ordinata discretamente seguendo il nostro arbitrio o quello che abbiamo a disposizione.
Filtri, lenti, cassette per gli attrezzi, ecc.

Per tutte queste ragioni, anche, il pezzo unico scritto con una vecchia macchina da scrivere: l’interpretazione non si risolve nella ripetitività dei media, ma esige, come la poesia (?), una pausa, pazienza e attenzione che la rende unica, irripetibile nel tempo; infatti con il procedere dell’acquisizione di nuove informazioni essa si trasforma aggiornandosi (anche la poesia resta, superando il lavorio del tempo).
Che cosa rimarrà tra dieci anni, o cinquanta, della farsa delle Twin Towers, dopo la necessaria caduta del regime Bush e la fine della censura (autocensura) su quello che realmente è accaduto?
Che cosa è rimasto del Vietnam, a parte un mercato di armi fuori porta?
Mi rendo conto che potrebbe essere una visione ottimistica, infatti cosa possiamo dire di Pearl Harbour, della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, eccetera?

Ma questa è poesia? Quella finora spacciata ufficialmente per poesia è veramente tale?
Che differenza c’è tra certa poesia e cioè il pescaggio delle parole e dei versi nei meandri di menti limitate, letterarie, accademiche, inconsapevolmente depresse o peggio, soggiogate da passioni alla moda, ignoranti (nel senso spirituale) e il riassunto discreto delle notizie giornalistiche, omologate, parziali e quindi non vere (il ruolo del silenzio: una notizia non data è una notizia falsa) recitate dai media di regime o le analisi e le discussioni fatte da intellettuali o accademici autorizzati?
È una questione di territorio linguistico e mentale (la mente sempre mente).
La democrazia è il campo arato della manipolazione .
La fossa putrescente delle menzogne emotive, dei circuiti ossessivi, eccetera.
Potrebbe essere un bel campo di perlustrazione analizzare, come già fatto da altri, il parallelismo tra le azioni agite (militari, economiche, politiche) e il silente universo delle pulsioni personali (quelle dell’universo dell’inconscio collettivo, campo delle menti arato dagli dèi, dai miti o chi per loro).

Si tratta di visitare il fondo del pozzo, di metter le mani nella merda, piuttosto che dedicarsi al bello, alla natura , alla luce…
Ma non per questo rinnego ciò che è presentato nel PROGETTO DISCRETO: gioco con le parole, mi diverto e danzo; lo percepisco come leggerezza e in ogni caso: chi se ne frega, disse il mago alla strega.
Coerenza e ascetismo? Come mi disse un giorno un mercante d’arte, ex artista…
Una linea ha due estremi, e potrebbe anche fare curva o addirittura diramarsi come un micelio grazie a catastrofi controllate…


Sulla parte destra (maschile) lo scritto su quella sinistra (femminile) non c’è nulla (all’inizio prevedevo un disegno o delle pennellate di colore, questo giustificava ulteriormente l’uso di carta tipo java resistente a questo trattamento, cosa che poi farò in futuro; vedremo come).
Il testo si distribuisce su 19 linee (dispari maschili verticali) ognuna composta al massimo di 38 spazi (pari femminili orizzontali).

Ho sempre dei dubbi sul senso di tutto il progetto: sto perdendo tempo, sprecando energie, eccetera?
Per il momento, dopo i primi giorni alquanto difficoltosi, riesco a scrivere senza fare errori (elimino i fogli con errori di scrittura).
Continuo lasciandomi portare, senza pensarci, tanto con la ceramica per ora non ho molta voglia di lavorare (parte sinistra vuota, terra rifiutata…) e per i forni non ho i mezzi per l’acquisto del gas.

Ho pensato di proporre tutta l’operazione in un allestimento: esponendo i quaderni (pezzi unici) nelle vetrine e proponendo un libro su cui sono presentati stampati tutti i testi per la vendita in libreria.

Ho poi avuto l’intuizione di creare dei racconti o addirittura un romanzo a partire dalle mezze frasi del PROGETTO DISCRETO, innescando azioni, descrizioni e chissà cos’altro: espandendo i temi potenziali delle parole concatenate con senso apparente o senza senso, affidandomi alla causalità iniziale del testo, senza seguire un “plot” (come si dice ora) o una trama.
Sento che potrebbe essere divertente e questo basta e avanza (altro che contesto e didattica: l’astratto).

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